Ho avuto modo di leggere l’articolo su Tiburno di Marcello Santarelli, e di seguito la consueta replica stizzita e minacciosa di querele di Elisabetta Annibali (anche se mai palesemente tirata in causa dal collega, mah!! ) sulla questione del conto di circa 2.500 € al ristorante che la passata amministrazione avrebbe accumulato con pranzi cene e colazioni “di lavoro” e che poi indegnamente e vigliaccamente ha pensato bene di accollare al Comune, cioè di tutti noi contribuenti.
A parte notare il grande dispiacere che entrambe i giornalisti hanno avuto, ad esclusione di qualche goffo tentativo, nel non poter tirare dentro la vicenda l’attuale amministrazione, la storia mi ha fatto tornare in mente tutto quel periodo che mi vivevo come Consigliere di minoranza quando nelle commissioni e nelle riunioni pomeridiane capitavano consiglieri di maggioranza con freschissime macchie di sugo sulla camicia, assessori e dirigenti allegrotti e satolli e entourage vari con l’occhio e il fiato ancora appensantiti di alcol. E alcuni con quella stessa sottile soddisfazione nel sorriso disegnato sul volto: ho mangiato, ho bevuto, non ho pagato. Chi erano personalmente? Lo sanno solo loro, chiaramente, possiamo immaginare però chi ha pagato di tasca sua e chi ha fatto solo la mossa. E chi neanche quella.
E si perchè di parole al vento e tentativi di fare revisionismo storico anche in commenti e chiacchiere ne ho visti e sentiti tantissimi tra ieri e oggi da tante persone, tutte sullo stile “io non c’ero e se c’ero pagavo” ma alla fine qualcuno dell’amministrazione composta da Forza Italia, Fratelli d’Italia, Nuovo Centro Destra (la Lega ancora non aveva tirato nessuno sul Carroccio anche se le persone sono sempre le stesse) e vere o presunte liste civiche si sarà abbuffato sicuro, il conto di 2.500 € esiste e lo deve pagare il comune.
Non posso non fare un calzante parallelismo tra questo ignobile modo di fare politica e amministrazione, e la voragine nei conti che gli stessi identici signori e signore hanno lasciato in eredità a Guidonia Montecelio. Moltiplicando a dismisura il “conticino” del ristorante e la mentalità che lo ha generato, si arriva senza ombra di dubbio ai 50 milioni che tutti i cittadini stanno pagando da anni, alle decine e decine di debiti fuori il bilancio fatti dalla passata amministrazione e pagati dalla corrente, e al fatto che Michel Barbet invece di poter spendere i soldi delle tasse dei cittadini per servizi, personale, opere e investimenti deve andare a pagare il “vento” che gli abbuffatori a sbafo hanno accollato alla nostra città.
Troppe cose si dimenticano a Guidonia Montecelio. Si dimenticano i conti del ristorante, si dimenticano gli arresti, si dimenticano le mazzette e le tangenti, si dimenticano le arroganze, si dimenticano le botte sotto casa e sotto l’ufficio, si dimenticano i processi.
Si dimenticano che tutto questo, da 4 anni non c’è più.